domenica 11 aprile 2010

Porta Nuova

I Fenici, fondata Panormos e costituito un nucleo abitativo via via sempre più grande lungo le sponde dei fiumi Papireto e Kemonia, a protezione dei loro beni e per la propria sicurezza reputarono necessario elevare una cinta muraria: era nata la Paleapoli (700 a.C. circa). A sud ovest, lungo le mura del Bastione, a ridosso della sponda del fiume Kemonia, avevano aperto una porta, un passaggio che permetteva loro di accedere sia alle acque dello stesso fiume sia ad un'area pianeggiante ed omogenea: il luogo adatto per delle coltivazioni. Poco più a ovest scelsero un territorio che poi diventò una Necropoli. Col trascorrere dei secoli di tale porta non si ebbe più alcuna testimonianza.
Di sicuro occorre arrivare al 1460, anno in cui nelle mura della città venne aperto un varco sempre orientato a Sud Ovest ma posto a fianco del Palazzo Reale. La porta che venne collocata a difesa di tale varco fu chiamata la “Porta dell’aquila”, ma era ben poca cosa, un semplice passaggio.
Un varco imponente molto simile a quello che conosciamo oggi venne edificato nel 1583 per opera del vicerè Marcantonio Colonna per celebrare Carlo V a seguito della vittoria dello stesso imperatore avvenuta nel 1535 contro i Turchi nella battaglia di Tunisi. Tuttavia esso venne distrutto nel 1667 a causa dell’esplosione della polveriera posta vicina alla stessa porta. Solo nel 1669 ad opera dell’architetto Gaspare Guercio fu completata la ricostruzione della porta ed in cima ad essa fu posta una piramide rivestita di piastrelle di maiolica che raffigurano un’aquila ad ali spiegate, emblema della città: un lavoro molto raffinato realizzato dal ceramista Onofrio Cosentino.
Le due facciate sono diverse tra loro. Quella che guarda il mare è molto semplice: quattro finte colonne sorreggono l’edificio e l’arco si presenta molto semplice. Dopo un fregio a corona dei capitelli vi si trovano 4 nicchie con quattro busti in marmo che rappresentano la Pace, la Giustizia, la Verità e l’Abbondanza. Più in alto c’è un loggiato con 5 archi e sopra ancora un cornicione e una balaustra in pietra. A copertura la piramide col rivestimento in maiolica raffigurante l’aquila ad ali spiegate, ancora più in alto un torrino.
La facciata che guarda i monti invece è diversa. L’arco è tutto fregiato con bugnature a rilievo ed è affiancato da 4 telamoni (sculture a rilievo impiegate come sostituti di colonne) due a destra e due a sinistra, due con le mani incrociate e due con le braccia mozze, raffiguranti i Mori fatti prigionieri da Carlo V e il tutto decorato da festoni laterali e da altri fregi. Al di sopra vi sono due aperture e due fregi marmorei: uno scudo con una colonna in rilievo e un’aquila. Segue il loggiato a 5 archi, il cornicione, la balaustra in pietra e la copertura piramidale rivestita in maiolica, il torrino. Un passaggio collegava la porta al palazzo reale da un lato e alle mura difensive dell’odierno Corso Alberto Amedeo dall’altra.

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